venerdì 23 novembre 2018

ZZ TOP "Tres Hombres" (1973)

CLASSICI DA RISCOPRIRE


Anno 1973: “Tres Hombres”, il terzo album degli ZZ Top, porta finalmente la band texana all’attenzione del grande pubblico. Dalla gavetta al disco di platino, senza snaturare il suono.

Il disco evidenzia l’attitudine psichedelica di Billy Gibbons (leader e chitarrista), il blues pulsante del basso di Dusty Hill e la secca batteria di Frank Beard.
Niente virtuosismi; è l’essenzialità il loro punto di forza con riff boogie e qualche influenza sudista come nell’iniziale ‘Waitin’ For The Bus’. La bluesy ‘Jesus Just Left Chicago’, la potente ‘Beer Drinkers & Hell Raisers’ e la ballata ‘Hot, Blue and Righteous’ completano l’entusiasmante lato A.

‘Move Me On Down The Line’ apre il secondo lato del vinile con ritmo sostenuto, ‘Precious and Grace’ non è da meno ma è ‘La Grange’ la grande protagonista dell’album con quel riff a la John Lee Hooker che ne farà il marchio di fabbrica della band.
Chiudono il disco la modesta ‘Shiek’ e la paracula ‘Have You Heard?’ dove i tre amici ci chiedono: “Avete sentito che musica riusciamo a suonare?”.

Un consiglio per chi ancora non lo possiede: il vinile suona piuttosto ‘ovattato’ per cui è di gran lunga preferibile la versione rimasterizzata in CD (con tre bonus tracks live).
Buon ascolto...


venerdì 16 novembre 2018

MARK KNOPFLER "Down The Road Wherever" (2018)

RECENSIONE


A tre anni dall'ottimo 'Tracker' Mark Knopfler pubblica 'Down The Road Wherever', il suo nono album solista.

Registrato come i precedenti nei British Grove Studios (Londra) di sua proprietà, 'Down The Road Wherever' è un album dall'arrangiamento decisamente moderno rispetto allo standard a cui Knopfler ci ha abituato nella sua lunga carriera solista.

Ciò che risalta immediatamente è il suono artefatto e metronomico della batteria, l'uso massiccio (spesso inopportuno) delle tastiere ed i cori femminili solitamente assenti nella sua produzione.
I brani migliori (quelli dall'arrangiamento più sobrio) risultano già sentiti; altre soluzioni dallo stile jazz cozzano con la modernità che contraddistingue il suono generale del disco.

Da grande fan di Knopfler devo purtroppo dire che questo nuovo lavoro è un meltin' pot di cose dal dubbio gusto con una produzione degna degli anni 80, dove non traspare neppure una qualità di scrittura all'altezza del suo autore. Personalmente questa volta passo...

'Down The Road Wherever' è disponibile in cinque formati:
- CD standard (13 brani);
- CD deluxe (16 brani);
- LP doppio (13 brani);
- LP triplo deluxe Box Set (17 brani + Deluxe CD + Download card);
- Digital Download (16 brani).


sabato 10 novembre 2018

The BEATLES "White Album" 50th anniversary edition (2018)

RECENSIONE


Premetto che non analizzerò per l'ennesima volta in 50 anni questo monumento della musica.
Qui l'attenzione verrà posta esclusivamente sul materiale inedito incluso in questa release.

In realtà i mitici "Esher Demos" non sono sconosciuti ai fan completisti; la novità è che per la prima volta vengono pubblicati ufficialmente ed in una veste sonora eccellente, grazie al lavoro di Giles Martin (il figlio del grande George) e Sam Okell.
Si tratta di 27 registrazioni demo (per anni note come Kinfauns Demo) fatte a casa di George Harrison durante l'ultima settimana di maggio 1968.
I Beatles, di ritorno dall’esperienza mistica in India, si riunirono nella casa di campagna di Harrison per fissare su nastro tutte le nuove idee utili allo sviluppo dell'album.
Oltre alle versioni (acustiche) embrionali dei brani che confluiranno nel 'doppio bianco' e in 'Abbey Road', le session includono anche sei incisioni che rimasero fuori dalla discografia dei Beatles.
Nel dettaglio: "What's the New Mary Jane" e "Child of Nature" di Lennon (quest’ultima pubblicata tre anni dopo con il testo modificato e con il titolo "Jealous Guy"), "Not Guilty", "Circles" e "Sour Milk Sea" di Harrison e "Junk" di McCartney (poi riproposta nel suo omonimo disco del 1970).
Interessanti appaiono anche la acustica e più veloce "While My Guitar Gently Weeps" e la scarna e trascinata "Yer Blues".

P.S. Notevole la versione blues da 13 minuti di "Helter Skelter", lenta e cadenzata, presente nelle sessions.


I formati disponibili sono i seguenti:
- 6 CD + BLU-RAY SUPER DELUXE (remix stereo + Esher demos + mix 5.1);
- 4 LP VINYL SET (remix stereo + Esher demos);
- 3 CD DELUXE EDITION (remix stereo + Esher demos);
- 2 LP VINYL (remix stereo senza Esher Demos).



martedì 6 novembre 2018

DEREK AND THE DOMINOS "Layla and Other Assorted Love Songs" (1970)

CLASSICI DA RISCOPRIRE


Splendido connubio tra Rock e Blues, questo capolavoro non fu pienamente compreso all'epoca della sua pubblicazione nel 1970.

In effetti la copertina priva di titolo e lo sconosciuto nome della band non favorirono il progetto di Eric Clapton che, reduce dai fasti con John Mayall, Cream, Blind Faith e Delaney & Bonnie, intendeva realizzare qualcosa di più spontaneo e libero dalle solite esigenze discografiche.
Fu dunque un disco di necessità in quanto anche Bobby Whitlock, Carl Radle e Jim Gordon (uscenti come Clapton dall'esperienza Delaney & Bonnie & Friends) desideravano una situazione basata su serenità, calma, sole (alcool e droga).
Così i quattro decisero di trasferirsi ai 'Criteria Studios' di Miami in cerca di ispirazione. In verità in un contesto così indisciplinato la cosa non fu facile, fino a quando Clapton (dopo aver assistito ad un concerto della Allman Brothers Band) ingaggiò il chitatarrista Duane Allman per superare l'impasse. Anche se la presenza di Allman nella band si limitò esclusivamente alla realizzazione dell'album, il risultato fu strepitoso: un doppio album rock/blues 'angloamericano' dalle numerose parti strumentali con due diversi stili di chitarra (le eleganti pennate di Clapton e l'energica slide di Allman).

Dopo l'introduttiva “I Looked Away” il disco presenta subito due perle: la blues-ballad “Bell Bottom Blues” e la solare “Keep On Growing”; si prosegue con la sapientemente dosata “Anyday” e la magistrale (e lunga) cover “Key to the Highway” di Charlie Segar.
“Tell the Truth” è buon southern-rock mentre “Why Does Love Got To Be So Sad” è un rock dalla ritmica serrata.
Sulla cover "Little Wing" di Jimi Hendrix vorrei soffermarmi: il canto perfetto di Clapton e Whitlock unito alla sublime chitarra di Allman trasformano il brano dandogli una inedita struttura in crescendo ed una atmosfera più tesa.
Dopo l'easy-blues “It’s Too Late” (quasi inserito per dividere due momenti molto intensi) arriva la mitica title track "Layla"; splendidamente cantata da Clapton come una dedica alla bella Pattie Boyd, caratterizzata da un epico riff di chitarra e suddivisa in due parti distinte, il brano mette in luce le doti dei cinque musicisti. Le ritmiche di Clapton si fondono perfettamente con i fraseggi di Allman, basso e batteria pompano per tutta la prima parte e il piano di Whitlock chiude il tutto con la malinconica parte finale.
“Nobody Knows You When You’re Down and Out” (di Jimmie Cox) e “Have You Ever Loved a Woman” (di Billy Myles)  diventeranno due cavalli di battaglia nei concerti di Clapton ma anche le restanti "I Am Yours" e "Thorn Tree in the Garden" sono brani di qualità (averceli nei dischi di oggi).

Considerato unanimamente come il picco più alto della discografia di Eric Clapton, "Layla and Other Assorted Love Songs" è stato il frutto di uno straordinario gioco di squadra operato da cinque musicisti affiatati (e soprattutto rilassati) che sono riusciti a raggiungere lo scopo per cui questo lavoro era stato voluto.


sabato 3 novembre 2018

BLACKBERRY SMOKE "The Southern Ground Sessions" (2018)

RECENSIONE


The Southern Ground Sessions è il titolo del nuovo E.P. dei Blackberry Smoke uscito lo scorso 26 Ottobre (3 Legged Records in USA - Earache Records in Europa).
I sei brani che lo compongono sono disponibili in CD e Vinile o come Bonus Tracks della Tour Edition di ‘Find A Light’.

Le sessioni sono state registrate in presa diretta presso il Southern Ground Studio di Nashville (Tennessee); si tratta di sei brani in versione ‘unplugged’ cinque dei quali provenienti dall’ultimo album ‘Find A Light’. Il sesto brano è una cover di Tom Petty.

Il disco inizia con “Run Away From It All” assolutamente valorizzata dall’arrangiamento acustico e con il tempo scandito dallo shaker.
Segue “Medicate My Mind” elegante e sussultoria grazie al leggero lavoro di tastiere di Brandon Still.
“Let Me Down Easy” qui è ancora più country con le voci di Charlie Starr e Amanda Shires (quest’ultima anche al violino) che si intrecciano delicatamente.
Anche in “Best Seat in The House” (eseguita con il chitarrista aggiunto Benji Shanks) Brandon Still risulta più presente che nella versione elettrica.
“You Got Lucky” (ancora con Amanda Shires) è un omaggio estremamente sentito alla memoria di Tom Petty impreziosito dal mandolino di Shanks.
Chiude la corale “Mother Mountain” con Oliver Wood dei Wood Brothers alla chitarra e alla voce.

In conclusione un disco da possedere, preferibilmente in vinile, perché suonato in maniera perfetta e dai suoni decisamente caldi e avvolgenti; una delizia per gli appassionati del Southern Rock e del buon Rock classico in generale.